giovedì 12 agosto 2010

11 agosto 2010 - Palestra fai da te

Io sono animalista ed ecologista. Una persona sensibile. Non sopporterei mai dei maltrattamenti ad animali. Tranne ad uno.
Il cane del mio vicino.
Abbaia tutti i santi giorni, ad ogni ora, non appena mi avvicino al balcone. Ha una specie di fotocellula credo. Oppure, come sospetto non avendolo mai visto, non è davvero un cane ma è un antifurto. Beh, certo non abbaia come un cane... Ha una vocina stridula e fastidiosa, dal timbro direi che stiamo parlando più di una grossa pantegana che di un canide.
Da ieri ho ufficialmente stabilito che non lo sopporto più. Riesco a resistere perchè non sono mai a casa, ma anche la mia pazienza ha un limite.
Voglio chidere al custode se si può far qualcosa. Con il vicino no, non ci parlo, temo sia uno yakuza violento... Ieri notte mi sono svegliato, credevo per il caldo; invece sento dei tonfi sordi provenire dalla camera del vicino. Curioso come una perpetua vado a spiare dal poggiolo, sporgendomi aldilà della barriera che ci divide, e vedo dei guanti da passata di pelle (quelli che usano i maestri di boxe, per intenderci) appoggiati sul letto. Insomma questo qui non mi paga l'occhio, meglio girare al largo.

Stasera avevo la solita lezione di giapponese. Per cui avevo pure dovuto fare i compiti, come alle elementari... Imparare tutta una serie di termini che spero mi resti in testa. E vengo anche interrogato sui compiti: gli esami non finiscono mai...
E poi a lezione il solito sconforto. Non solo mio, anche dell'insegnante che non sa che fare. Aiutami ad aiutarti, mi dice. Il fatto è che quel che so dire lo so già dire mentre quel che non so dire non so manco come spiegarglielo. Con tanto di disegnini non aveva capito cosa fosse una filettatura, figuriamo se mi mettessi a parlarle di certificazioni internazionali.
Lei capisce la situazione, mi guarda e partecipa allo sconforto. Però intanto prende i solid.
Tutta la colpa risiede nel keigo, il modo più umile ed onorifico di parlare. Talmente arzigogolato e arcaico che i giovani non lo sanno più usare correttamente. Io devo riuscire ad esprimere concetti già di per sé non semplici, come la lavorazione OEM che la gente mediamente non conosce, in questa formula lunga ed elaborata. E' obbligatorio? No, certo che non lo è. Ma ne risentirebbe l'immagine poco professionale che darei.
E' un po' come dare del "voi" ma molto più complesso dato che cambiano anche verbi e sostantivi in conseguenza.
Due esempi. Per scusarsi con un amico gli si dice gomen; per scusarsi con un superiore (quindi anche un cliente, dato che gerarchicamente lo si pone più in alto di tutti) si dice moushiwakegozaimasen. Stessa cosa, no?
Idem per la costruzione della frase. Non si usa più una semplice coniugazione attiva ma ci vuole tutta una perifrastica. Non "faccio" ma "vorrei che mi lasciaste fare". Secondo esempio: posso andare in bagno? se lo dite a casa di un amico è toiree itte mo ii?, se lo chiedete al vostro boss diventa otearai ni ikasete itadaite mo yoroshii deshou ka?; le due frasi hanno il medesimo significato, solo utilizzano due registri formali differenti. Io ho studiato anche il keigo a scuola, ai tempi, e al ristorante ho fatto pratica ad usarlo. Ma una cosa è usarlo per chiedere se posso sparecchiare, una cosa è spiegare la differenza dei macchinari per lo stampaggio a caldo.
Siamo rimasti d'accordo che mi sarei procurato un mega-librone-dizionario-manuale tecnico per spiegarle cosa deve spiegarmi. Sempre bello il paradosso che se lo so spiegare a lei posso spiegarlo anche ai clienti.

Ad ogni modo finisce anche questa ora e mezza di supplizio. Ma so già che non tornerò a casa subito stasera. Ho in mente dei piccoli acquisti per migliorarmi la vita.
Per non perdere tempo mangio un hamburger da Mos Burger, un fast food con degli ingredienti quantomeno freschi, se non genuini.
Poi mi dirigo al Donki (abbreviazione di "Don Chisciotte"), un mega-discount dove si trova realmente qualsiasi cosa. Tant'è che in posto simile avevo preso il cellulare che sto ancora usando.
E che compro? Mi prendo due pesi da 2 kg. l'uno. Non che abbia in mente di fare il body-builder di certo con queste piccole entità, solo voglio tenermi in forma con gli esercizi di boxe.
Cerco anche un paio di scarpe da ginnastica "da battaglia": per quelle un po' più belle c'è tempo. Purtroppo di quello non c'è nulla.
Carico dei miei nuovi pesi sto per tornare a casa quando penso di fermarmi alla Adidas, che è di strada. Cerco le scarpe più economiche in saldo, 3650 yen. Chiedo il numero alla commessa, improvviso un "24 e mezzo"... Non so di fatto che taglia io abbia. Qui si misura in centimetri. Me le porta dopo cinque minuti. Sono un po' strette, meglio abbondare. 25 e mezzo. Non c'è né 25 né 25 e mezzo, si passa al 26. Nemmeno nere? Nemmeno nere. E allora che 26 sia.
Mi vanno un po' grandi ma possono andare, per quel che mi servono. La commessa infila, allaccia, prova, tasta e non vorrebbe lasciarmele prendere, sono mezzo numero più grande. Dai, su, fai la brava che non ho tempo...
Pago e questa fa per portarmi la borsina fino alla porta. Scherzi? Insiste. Sono pur sempre un uomo! e le prendo la borsa dalle mani e me la porto da me.
Sono uscito che stava ancora ridendo.

Arrivo a casa con intenzioni bellicose di andare a farmi una corsetta. Ho già pensato al tragitto, un quadrilatero di cui la mia casa è un angolo.
Vengo però bloccato da un mal di pancia improvviso (scusate se sono dozzinale). Ma no, stasera ho troppa voglia di andare a correre... Aspetto che passi e vado.
E' fantastico. Passo per le vie che normalmente non faccio mai, strettoie anguste come in un labirinto. E scopro nuovi negozi, nuovi ristoranti e bar.
Passo dalla via dietro il teatro dell'opera; con il vento che soffia e gli alberi in fila ai lati della strada mi pare di sentire l'odore della riviera romagnola. Davvero! Per me quella ora è la via che sa di mare.
Faccio due giri, circa quattro chilometri e mezzo stando alle Google Maps. Sul secondo giro mi fermo in un piccolo parco giochi (che ne sono due o tre in zona) e faccio qualche trazione alla sbarra. Così, giusto per ricordarmi come si fa.
Ma la cosa più bella è la scoperta che faccio correndo tra le vie più piccole e buie. Guardo in su. Ci sono le stelle stasera!
Nella foto se ne vede una sola (a destra del palazzo), ma era quella più luminosa, le altre non riuscivo ad inquadrarle bene.

Sono felice.

martedì 10 agosto 2010

10 agosto 2010 - San Lorenzo

Ieri notte ho concluso la mia serata con qualcosa che non facevo da tanto tempo. Ho spento la luce, mi sono sdraiato sul letto, iPod nelle orecchie e mi sono rilassato, lontano dal rumore e dalle luci del computer.
La mattina mi alzo e il cielo non promette per niente bene. Difatti esco di casa e si mette a piovere. Esco dalla metro e piove. Entro in ufficio e dopo poco smette. Uhm...
Sebbene la gente sia in vacanza io sono ancora alle prese con contratti da firmare e girare, business plan, curriculum vari. Con un occhio particolare alla cassetta delle lettere: ogni ora faccio un salto al piano terra a controllare. E alle 11 passate trovo quel che avrebbe già dovuto essermi arrivato: il bollettino dallo studio di S. Bravo, S.! Fortuna che su di te ci posso contare! Prima che la banca chiuda prendo timbro, libretto e quant'altro e corro allo sportello; ora che so la via rapida in 10 minuti a piedi sono lì. Lascio in ufficio l'ombrello, sembra che ora il cielo regga.
Finalmente riesco a pagare questa benedetta tassa, me ne levo il pensiero.
Dato che ci sono provo anche a pagare la bolletta della corrente, solo che premurosamente l'impiegata mi fa notare che quella che stringo in pugno non è la bolletta ma una semplice notifica che entro cinque giorni avrei ricevuto la fattura vera e propria... Maledetto io che non mi metto mai a leggere bene le cose che arrivano.
Lungo la via del ritorno mi fermo a prendere un obento, un "lunch box" come direbbero gli inglesi. Praticamente una scatola partizionata con un po' di carne, un po' di riso, verdure eccetera. 850 kcal circa che vanno sempre bene in questo periodo: a vista sembrerebbe che io sia dimagrito ulteriormente. Secondo me no, dato che quanto a mangiare mangio, è solo una questione di vita sedentaria che mi atrofizza: ho bisogno di tornare in palestra per ridare sangue e ossigeno ai muscoli. Solo una bilancia potrà decretare la verità.
Ricomincia a piovere. Se due indizi non fanno una prova...

In ufficio oggi oltre ai giapponesi del G.I.R.O. c'è E., la giapponese che ha vissuto una decina d'anni in Italia e che ora lavora per un'azienda italiana. Avete presente quando Hidetoshi Nakata, il calciatore, rilasciava interviste? Ma sì, quando era asserragliato da giornalisti... Ecco, una giornalista era lei. Il suo lavoro era di seguire i giocatori giapponesi ovunque.

Mangio il mio bento in ufficio, non perdo tempo.

Nonostante l'avvocato M. sia in ferie mi arrivano lo stesso le sue e-mail. Che tesoro, pensa sempre a me...
C'è da andare a firmare dei documenti riguardo al mio salario, ora deciso per costituzione societaria e approvato dai soci. Va bene, va bene, vado...
Non essendoci lui ci sono la sua segretaria e la sua assistente, con cui comunico via e-mail. Vada per le quattro di oggi, orsù.
Solita via per Roppongi, solita trafila per accedere al 23esimo piano.
Che tipo sarà l'avvocato H., l'assistente? Sarà una collega vecchia e acida? O magari il M. si è fatto furbo e stipendia la sua concubina? Sì, tipo come fanno certi dentisti...
Sto così elucubrando quando si apre la porta della meeting room e l'avvocato H. entra. Non tardo a comunicarle il mio stupore... Ma... è... giovanissima!! Mi sa che è una neolaureata o qualcosa di simile, o sembra comunque davvero, davvero giovane. Non bella, per quello se ne riparlerà.
Mi sa che è alle prime armi, soprattutto con un gaijin. E' nel panico. E' ammirata dalla mia bellezza... Mi guarda con gli occhi dell'amore. Non che io sia bello ma in Giappone piaccio, o almeno a quanto mi dicono; soprattutto se una ragazza non ha molto a che fare con gli stranieri, tutti mediamente più belli del giapponese medio, rimane un attimo titubante. E nel caso dell'avvocato H. quest'imbarazzo è palese. Mah, sarà questo nuovo taglio alla Beckham...
E' una ragazza di provincia e si vede. Cerca di parlare in inglese ma non ci riesce, va nel panico nel dire "next week" (troppo difficile!) e da lì non le vengono più i numeri dei giorni della settimana. Voleva comunicarmi che sarebbe stata in ferie una settimana ma non ci riusciva, agenda in mano non sapeva leggere il numero. La metto a suo agio e proseguiamo la conversazione in giapponese.
Mentre metto tutti i miei bei timbrini rossi come all'asilo la faccio parlare un po', così si tranquillizza e non mi fa disastri. Mi dice che è di Shizuoka e tornerà lì nella settimana di vacanza. Conferma quindi che questa non è abituata a trattare con i gaijin.
Ha una cicatrice enorme sulla base del collo, tra bronchi e trachea. Non è il segno di un'operazione, è troppo brutta e sgraziata. Certo lei non fa nulla per nasconderla.
Ho idea che dallo studio ora riceverò ancora più e-mail... Ora gli innamorati sono due!
Infatti già stasera nel mio inbox trovo una mail di M. e una mail della H...

Stanotte è la notte di San Lorenzo.
Niente lacrime luminose per me, a meno di accontentarmi delle luci della città ed esprimere desideri su quelle... Troppo luminosa, troppo calda e troppo nuvolosa (oggi) Tokyo per poter vedere anche un piccolo astro, figuriamoci cadente.
Però mi ricordo benissimo dov'ero l'anno scorso a quest'ora.
Le mie sorelle erano partite per la Puglia con gli amici e io avevo preso una piccolissima vacanza con mia mamma, in montagna dove abbiamo la casa in affitto. Con Aiko a completare il terzetto. E la povera micia affidata alle cure di mio papà...
Ai tempi sapevo benissimo che sarei partito per Tokyo. Era inevitabile, solo questione di tempo. Mia mamma non lo sapeva, o meglio fingeva di non sapere quel che tutti sapevano. Quindi pensando che le occasioni per stare insieme avrei potuto rimpiangerle in un domani avevo deciso di partire con lei.
E San Lorenzo, su a mille metri, nel silenzio e nel buio, illuminati solo dalla luce eterna delle stelle è tutta un'altra emozione.
Ricordo la macchina fotografica puntata verso l'infinito sul cavalletto traballante e Aiko che sobbalzava ad ogni rumore che arrivava dall'erba...
In quel frangente, non certo come ora, di stelle ne avevo viste tantissime, e anche cinque o sei cadenti. Però di desideri ne avevo solo due. Uno è lì, indimenticabile, ma che non credo troverà mai spazio nel mondo della realtà. L'altro si è concretizzato il 30 giugno 2010.
A voi che ne avete la possibilità, non sprecate questa notte: guardate le stelle.

lunedì 9 agosto 2010

9 agosto 2010 - Se telefonando...

La mattina devo essere in ufficio "presto". Nel senso più presto del solito. Non che io vada in ufficio preso normalmente, tanto non avrebbe senso... Tutti gli uffici qui aprono dopo le 9 o anche le 10, in Italia si sta dormendo di maledetto quando qui è mattina presto perciò... Meglio iniziare tardi e finire tardi, le giornate passano con più profitto.
Però questa mattina devono venire i tecnici NTT, non posso rischiare di non farmi trovare. Perciò per evitare possibili ritardi sono là con grande anticipo.

Mi telefonano quando sono sulla via per arrivare, solita premura nipponica.
Sono in due, in 10 minuti attivano tutto, provano il fax, fanno un lavoro certosino infilando ogni cavo nelle canaline apposite.
Bene, ora ho un telefono. E il fax funziona. Devo solo imparare ad usarli, destreggiandomi nei manuali d'uso in giapponese...

Alla Camera è il deserto. Ci sono solo io e poi dei giapponesi asserragliati nell'ufficio loro, che non escono manco a mangiare; lavorano per una tale compagnia, "G.I.R.O.", una branchia che si è staccata da Alitalia, condotta da Italiani, perciò mi puzza dell'ennesima mafia. Sbaglierò, chi lo sa.
Il mio attendere le tasse che S. si è dimenticato, secondo me, di spedirmi, mi fa stare sul chi-va-là e ogni tot scendo a controllare la posta, infilando la mano finchè passa, o rispondo io al citofono anche se non è per me. Domani scade la data che mi era stata imposta, sono già in ritardo sulla prima tassa? Questo sì che è presentarsi con il biglietto da visita vincente. Io la buona volontà l'avevo messa, temo non farà testo.

La sera arriva il tanto agognato business plan. Ora dovrei avere tutto. E l'avvocato è in ferie. Quel che si chiama tempismo.

8 agosto 2010 - Domenica è sempre domenica

La mattina vado da Biccamera. No, nessuna gita di piacere, solo lavoro. Sebbene nulla mi ostacoli dal girare a zonzo tra macchine fotografiche e obiettivi per una buona mezz'ora. Fantasticare è gratis, ci sono obiettivi che costano l'ira di Dio. Che belli, però.
Obiettivo del mio peregrinare è l'acquisto di un telefono per l'ufficio, assieme ad un adattatore (teruminaa adaputaa, terminal adapter) ISDN per sdoppiare la linea analogica. Non voglio prendere quello della NTT per risparmiare qualcosa.
Mi scusi, dove lo trovo? Guardi, sono lì... 12800 yen il meno caro. Un modem da quattro soldi, a loro costerà si e no 10 euro a costruirlo, tutta tecnologia vecchia di vent'anni. Mi scoccia spendere soldi così ma mi tocca comprarlo.
E poi guardo i telefoni. Costeranno poco. Sì, come no! Dei prezzacci assurdi. Vabbé che ci manca solo che facciano anche il caffè, però alcuni sono anche di 20 o 30 mila yen. Troppo per quel che mi serve. Così porto via un Pioneer da circa 8'000 yen composto di un telefono fisso e separato il cordless sulla stessa linea. Bello, anche troppo per quel che volevo io.

Il pomeriggio non riesco a concretizzare molto dei miei buoni propositi. Come tutte le domeniche. Così mi riduco a passare la sera stirando le lavatrici fatte in giornata.

domenica 8 agosto 2010

7 agosto 2010 - Enoshima

Sabato mi alzo con il piglio del buon casalingo. Non mi sono ancora lavato la faccia che già la lavatrice sta facendo una centrifuga.
Non ho tempo di aspettare che finisca, dopo la doccia sto già dirigendomi in tintoria a portare il vestito. Aspettavo solo di avere i soldi... Poi so che va a finire sempre così: se in banca al posto dello stipendio mi dessero della sabbia da portar via con le mani durerebbe allo stesso modo. Sto scherzando ma è vero che il rimandare sempre gli acquisti come faccio io ha per conseguenza immediata che poi me li ritrovo tutti assieme.
Mi sento multitasking, dopo la tintoria tiro dritto a far la spesa. Solo le cose necessarie, mento a me stesso. Un piatto, un piatto fondo, un bicchiere, due spugne. Non erano così indispensabili, però... Però quando ho mangiato in un piatto che non si piega e non ho buttato il bicchiere a fine pasto è stata tutta un'altra cosa! Quelle piccole sfumature che ti fanno sentire a casa e non in vacanza.
Senza nemmeno depositare le due borse di spesa mi fermo da "Rio-B", franchising di parrucchieri. O hair designers, che fa più cool. Voglio prenotare per il pomeriggio. Se si ferma qui ad aspettare un pochino... Tesoro, non hai visto che ho con me due sacchetti della spesa più pesanti di te?
Fissiamo per le 14. Torno a casa a mangiare.

Sento una mia compaesana che è qui a studiare giapponese ad un corso estivo; è il suo ultimo giorno, poi tornerà in Italia. Doveva andare ad Enoshima ma non si sa che fine abbiano fatto i suoi amici, passerà l'ultimo giorno in casa... Ti ci porto io a Enoshima, dammi il tempo di sfoltire la criniera.

Ci andrei tutti i giorni a tagliare i capelli in Giappone, se ne avessi tempo e denaro. E' un'esperienza che nulla a che vedere con la realtà Italiana del "si sbrighi che ho la macchina in seconda fila".
Anzitutto il parrucchiere giapponese non è il barbiere che pasteggia la mattina presto con un bianco frizzante o la tirocinante di Jean Luis David che ti ficca le forbici nelle orecchie. Che sia bravo o meno, crede sul serio in quel che fa e dà il 100%. Il che talvolta implica anche situazioni imbarazzanti, tipo vederlo impegnatissimo per tagliare un singolo capello che sporge di 1 mm, o impiegarci eoni prima di essere soddisfatto della simmetria del taglio, ma almeno si sta guadagnando ogni singolo yen che gli si darà. Sul risultato... Beh, dovete partire preparati: quel che piace qui non piace lì e viceversa. Quindi o portate la foto di qualcuno, magari la vostra stessa quando avete la chioma appena fatta, o se vi affidate a loro rischiate di trovarvi un parrucchino imbarazzante in testa. C'è a chi piace, a me no di sicuro.
Questa volta mi va bene, mi acconcia un ragazzo amico di gaijin, ci accordiamo su un taglio "alla Beckham" e tutti felici e contenti. Peccato non poter cambiare anche la faccia...
Il bello però non è tutto questo super servizio. L'esperienza mistica la si ha quando c'è lo shampoo con massaggio annesso e connesso. Un trattamento da re.
In questo caso si viene fatti accomodare su una poltrona anatomica, comodissima, mezzi straiati con la testa nel lavabo apposito che sostiene naturalmente il collo. Una piccola benda per gli occhi onde evitare spruzzi e si comincia... Massaggi della cute, il collo, la nuca, le spalle... Se questa shampista sapesse anche cucinare potrei sposarla seduta stante. Quanto a stirare ormai sono padrone della tecnica.
Resto lì 20 minuti in sua balìa, tanto rilassato che non sento più le gambe. Mi sa che mi sto addormentando...
Mi fa riaccomodare sulla sedia dov'ero prima e continua a massaggiarmi altri cinque minuti. Poi arriva l'artista a terminare l'opera spalmandomi il cuoi capelluto di wax, quella specie di gel cremoso che usano qui per impomatarsi.
Esco ringalluzzito. E si parte per Enoshima.

Enoshima è una delle mie mete estive preferite. Enoshima E' l'estate giapponese, così come ve l'avevo descritta. Fatta di giovani e di vita, sole e mare, in una cornice di tradizione giapponese e modernità globalizzata.
Enoshima è un'isola legata alla terraferma da un istmo di terra, una specie di Mount Saint Michel senza le maree, raggiungibile in treno da Tokyo in poco più di un'ora.






D'estate il lungomare sulla terraferma è presto d'assalto dai giovani, vi si tengono eventi e quant'altro... Insomma ci si diverte. Lo stesso giapponese che ti guarderebbe attraverso come un fantasma in metro diventa improvvisamente socievole.
Magie del mare.


Se invece si percorre, a piedi o in auto, il ponte rettilineo che porta all'isola ci si trova di fronte ad un'altra realtà: qui c'è la traccia dei tempi antichi, non ci si viene per fare il bagno ma per addentrarsi nelle grotte o salire sul faro. O dire una preghiera al tempio. O mangiare i mitili, specialità locale.


Sono arrivato che già era quasi l'ora del tramonto. Così ho potuto godermi questa veduta magnifica e mozzafiato... Sono contento di aver portato la Ricoh CX3 con me.





Inconfondibile la sagoma del Fuji-san, il monte Fuji!




Così ho girato l'isola che ormai stava diventando buio.















E mi sono inerpicato su su per poter guardare le luci della terraferma.

E mentre camminavo ho avuto una piacevolissima sopresa. Da lontano sento delle piccole esplosioni, sempre più forti. I fuochi d'artificio, altra tradizione estiva giapponese.
Essere in un luogo così evocativo, sentire l'odore del mare trasportato dalla brezza, vivere l'estate con i suoi colori e i suoi suoni guardando verso l'orizzonte, là vicino alla sagoma imponente del Fuji-san, vedere i fuochi d'artificio alti e brillanti beh... E' emozionante, per non sprecar parole.
E tutti i giapponesi fermi, seduti, rapiti da questi 30 minuti a vedere il suono arrivare dopo il colore nel cielo notturno.
Ho provato a catturarne l'essenza con la macchina, ma... Ci voleva un cavalletto, e qualcosa di più di una compatta. Vi lascio un po' di quello spettacolo.






3,4,5,6 agosto 2010 - I tempi stringono

I fatti di questi giorni sono così concatenati che non ha molto senso stare creare un post per ognuna di queste giornate.

MARTEDI

Mi fa sapere l'avvocato M. che ci sono documenti da firmare. Gli dico che sarei passato nel primo pomeriggio.
Solita sudata mostruosa e come Fantozzi in una celebre scena mi metto a firmare qui e là documenti in giapponese apponendo il timbro della ditta.
Approfitto dell'incontro con l'avvocato per vedere se ha la risposta all'ultima (solo in ordine cronologico) delle mie gatte da pelare: risolvere l'enigma della data delle scadenze delle tasse in Giappone. Se l'anno fiscale va da aprile a marzo, quando pago? Dopo due mesi, mi si dice.
Saluto e vado. Ora è il turno del telefono. La NTT East mi ha fatto sapere che devo chiamare la NTT. Provvediamo subito.
Chiamo il numero per il servizio in inglese, il che è divertentissimo perchè ti passano un'addetta che non sa granché di quello di cui si dovrebbe occupare, quindi diventa una conversazione a tre in cui lei non fa che tradurre. Ma siccome io capisco cosa mi dice quella che parla in giapponese questa viene spesso saltata, creando un teatrino divertente che fa sempre ridere in Giappone. Come "mai dire banzai", quella comicità lì.
Anzi, secondo me si divertono così tanto al telefono che mi chiamano due volte al giorno. A volte anche per chiedermi come sto... No, scherzo , scherzo. Però è vero che in questa settimana mi hanno contattato mediamente un paio di volte al dì, una sera anche alle 9. E io ho chiesto all'addetta: ma come, ti fanno lavorare anche a quest'ora? E lei che se la rideva... Credo che dovrò istituire un telefono amico per centraliniste stressate.
Perchè la trattativa è andata così avanti? Non dovevo solo attivare la linea? Eh, sembra facile a parole. Ma prima volevano sapere se analogica o digitale. Siccome mi serve il doppio numero per il fax deve essere almeno ISDN. Ma se c'è la connessione internet hikari in ufficio allora si può far passare la comunicazione sulla fibra ottica. Ce l'ho? Chiedo quale sia il mio operatore alla Camera. La risposta non soddisfa. Contattano loro. Non va ancora bene, vogliono sapere se voglio passare ad una linea dedicata... Insomma, abbiam fatto passare un'infinità di ventaglio di opzioni per poi tornare al progetto iniziale. Giorni di trattative. In cui però le ragazze del call center si sono divertite, almeno loro. La gag del mi costi, ma quanto mi costi fa ridere anche in Giappone. Morale della favola lunedì mattina dovrebbero venire a collegarmi la linea. Difficoltà permettendo, dato che la Camera sarà chiusa.
Dicevo prima che ora dovevo scoprire quando pagare le tasse, quindi aspettavo una risposta dal commercialista S.; risposta che arriva ma cambia completamente la mia concezione del bene e del male nell'universo: fine febbraio. E che c'azzecca con l'anno fiscale nipponico?
Insomma, io per tutta settimana da lunedì a venerdì sono andato a dormire dopo mezzanotte per poter essere pronto a rispondere alle mail che giravo in Italia. Siccome là sarebbe stato l'ultima settimana di lavoro per i più dovevo riuscire a chiudere il prima possibile le situazioni ancora pendenti.

MERCOLEDI

Mercoledì è stata una giornata interlocutoria. S. che non rispondeva alle e-mail, e sapevo sarebbe andato in ferie da venerdì 6 perciò dovevo stringere i tempi.
In ufficio continuavo a ricaricare la pagina dell'e-mail ma niente da fare.
Nel frattempo però avevo almeno chiuso il discorso ufficio firmando finalmente il contratto, dopo aver messo d'accordo (forse) tutti e quindi aver assoggettato le mie necessità alle loro volontà. Ma il tempo stringe.
Alle 6 e mezza poi avevo lezione a Shibuya. Porto tutto il materiale che mi aveva richiesto l'insegnante ma non serve a nulla, aveva già deciso un'altra direzione da intraprendere. E io mi affido a lei, con il risultato di trovarmi due capitoli da studiare per la volta successiva. A tratti mi irrita quando mi tratta come uno studentello (con quel che mi costa!) ma non ho molta libertà di sindacare, giustamente mi adatto a quel che mi dice sperando possa servirmi.
Anche quella sera poi non riesco ad andare a dormire presto.
Alle 10 di sera, come concordato, risento dopo tanto tempo la voce del capo supremo che mi chiede come va. Ci diciamo un po' quel che già entrambi sapevamo, niente di più e niente di meno.

GIOVEDI

Altra giornata così. S. sembra non volermi dire quel che mi serve assolutamente sapere, mi risponde su tutt'altro, tipo su delle tasse personali che dovrei pagare entro il 10 agosto. E dall'indomani sarebbe andato in ferie. Provo già a pensare alle alternative, trovo i numeri di telefono dei consulenti delle tasse per gaijin e sono intenzionato a dirigermi all'ufficio tasse la mattina successiva, se fosse stato necessario.
Devo avere quelle date esatte, e se potesse farmi un calcolo esemplificativo non sarebbe per nulla male. Se non ho le conferme non posso metterle nel business plan, l'ultimo tassello che mi manca per chiedere a M. di avviare le procedure per il visto.
Oggi poi è l'ultimo giorno di apertura della Camera, poi saranno tutti in vacanza fino al 24. Ergo sarò da solo, se ho qualcosa da dire o lo dico ora o taccio per sempre... E fortunatamente chiudo il discorso telefono in tempo utile.
S. mi risponde verso le 5, quando ormai manca poco alle sue ferie. E ancora la risposta non è completa al 100%, mi mancano delle informazioni. Provo a scrivergli ma non so se mi risponderà per tempo.
La sera passa F. a prendermi con lo scooter e mi porta a casa sua, dove mi godo un pasto come si deve... Devo slacciare la cintura prima del secondo!


Dal ballatoio di casa sua si vede bene la nuova Tokyo Tower in costruzione, quella che sarà ultimata nel 2012.
Mentre sono là continuo a controllare le e-mail dal suo computer (brutto non avere il Blackberry...), ma nessuna risposta.
Cerco di tornare a casa presto, e una volta acceso il mio PC scopro che c'è una nuova mail che dalla pagina di Google non mi veniva segnalata come nuova: è quel sant'uomo del S., mi ha scritto prima di chiudere per ferie. E dovrebbe essere quel che mi serve. Mi metto subito a tradurre e invio in Italia prima che chiudano gli uffici. Vado a dormire all'una e mezza.

VENERDI

Si fa risentire l'avvocato M.; ha corretto il mio curriculum e mi comunica che la settimana prossima è fuori ufficio (vacanza...). Cioè, non è che ha corretto il curriculum, l'ha scarnificato... Me l'ha restituito completamente cancellato di ogni modo di espressione, parola o verbo che non fosse funzionale all'informazione stessa. Quindi è diventato solo una sorta di elenco con le date. Effettivamente è così che i Giapponesi scrivono i curriculum, poteva dirlo prima... Beh allora tanto vale che mi metta a reimpaginarlo del tutto, così lo consegno insieme al business plan. Che però non arriva, e siamo all'ultimo giorno utile.
La mattina vado in banca. Devo fare tre cose: versare gli affitti più la caparra per l'ufficio, ritirare il mio stipendio (non avevo ancora avuto occasione e ora ero veramente a secco) e pagare la tassa che mi aveva detto S.
Niente da fare, la mia richiesta li mette in difficoltà. Ma sono preparato: non sapendo nemmeno io cosa pagare avevo stampato la mail in cui mi si diceva di farlo. Le impiegate a gruppi si consultano, ogni tanto arriva qualcun'altra ehi fate vedere anche a me. Voglio PAGARE LE TASSE, non so se mi spiego. Voglio fare qualcosa per la vostra nazione che non mi vuole. Non mi ostacolate...
Ancora nulla, buco nell'acqua. Solo dopo un po' una si accorge che S. aveva scritto (non ci avevo fatto caso) che mi avrebbe spedito un modulo. Modulo che io non ho visto e devo pagare entro il 10... Mah.
Situazione che si è risolta con la solita, provvidenziale, angelica impiegata che sa parlare inglese e che le altre chiamano in mio soccorso ogni volta che si crea l'impasse.
Comunque, io avrò anche fatto la figura che non avevo letto quella frase, ma loro non sono da meno. Le successive due operazioni mi hanno cacciato a farle all'esterno, alle macchinette automatiche, perchè non andava bene qualcosa dei loro sistemi (dicono). Ma il bonifico non si può fare tra le opzioni in inglese, solo in giapponese. E io non mi fido a trasferire cifre simili senza essere sicuro di quel che faccio, quindi faccio presente la cosa all'addetta; la quale si offre di aiutarmi, ma ne sa meno di me e non riusciamo a capire come mai il tutto non va a buon fine. Cioè, io lo so perchè mi è già capitato, ma sono in presenza di chi ne dovrebbe saper più di me... Arriva quindi la guardia, esperta in macchinette automatiche, e fa vedere all'addetta qual è il momento in cui io dopo la cash card devo inserire il libretto. E la transazione fila liscia.
Ho anche ritirato lo stipendio. E siccome non ho un conto mio bancario ho fatto come si dice sempre di fare: li ho messi sotto il materasso. Quello degli ospiti, nell'armadio. Davvero.
Torno in ufficio e cerco di vedere se mi è arrivata la lettere di S. ma non vedo nulla, la cassetta è chiusa e io non so la combinazione. E tutti sono in ferie. Provo a contattarli ma niente. Come faccio?
Fortuna volle che la mia manina minuta e ossuta ci passi appena appena; soffro atroci dolori ma riesco ad estrarre la posta. Niente per me. Ottimo, speriamo in lunedì o la prima tassa che pagherò sarà in ritardo.
Il business plan non arriva. Chiudo tutto e me ne vado nella bruschetteria di K. dove avevo dato appuntamento a sei vecchi amici della guesthouse dove avevo vissuto nel 2007-2008. La serata è piacevole ma ho la testa rivolta a tornare a casa a controllare le e-mail.
Ma non c'è nulla nell'inbox al mio arrivo.
Aspetto fino a quasi le 6 italiane (l'una qui) e poi scrivo per sapere se devo fare qualcosa io le prossime settimane; ottengo risposta venti minuti dopo, a quanto pare se ne riparlerà lunedì: non tutti saranno evidentemente in ferie.
Si chiude così la settimana lavorativa.

2 agosto 2010 - Fatture e malocchio

Devo trovare un blocchetto per scrivere un ryoshuushou. Ovvero una fattura giapponese, a tutti gli effetti quanto basta per trasformare una cena in una cena di lavoro, un viaggio in una trasferta e via dicendo. Stavolta sarò io a doverne emettere una, dopo averne ricevute tante.
Dove la trovo? Non ne ho idea. Cerco sul web e chiedo agli amici ma pare che tutti comprino online... Io non ho tempo né carta di credito, l'ipotesi mi è negata in partenza.
Provo allora a recarmi in un negozio di una catena famosa. E' ad Akasaka, non dovrebbe essere lontano, posso andare a piedi e risparmiare i soldi della metro, penso.
Rischio di perdermi centocinquanta volte nel solito labirinto di vie viette e viuzze. Un po' uso l'istinto, un po' le cartine, un po' i punti di riferimento, un po' la stella polare e il muschio sulle cortecce.
Fa un caldo dannato. Grondo vergognosamente.
Giungo al luogo "x" della mappa, finalmente. E non c'è nulla. Chiedo al koban (la polizia): no, il negozio non c'è più. Bene. Sempre fortunato, eh!
Chiedo se sanno dove posso trovare quel che cerco e mi indicano una specie di cartoleria più avanti. La trovo. C'è.

Torno in ufficio ma avrei bisogno di una doccia.
Metto mano al pacchetto arrivato poco prima che uscissi: finalmente un computer moderno! Dopo mesi di onorato servizio a scopi lavorativi il mio notebook personale, vecchio di febbraio 2005, può finalmente godersi il meritato riposo.
Il Sony 15 pollici è tutt'altra pasta. E non solo per prestazioni: la ventola non fa più casino, non mi scotto più i polsi sopra lo chassis infuocato...
Non è il Macbook che volevo ma ha alcune frecce al suo arco. Oltre all'inaudita potenza ha un sistema che si chiama "FeliCa": mi basta avvicinare la mia tessera elettronica della metropolitana, ricaricabile, e il computer la legge. Quindi se volessi fare acquisti online non devo fare altro che registrarmi e avvicinare la Suica al computer. Comodo, no?
Mi piacerebbe farvi provare un PC completamente in giapponese, sarei curioso di vedere come vi arrabattereste... Beh, sì, sapere già la posizione delle cose e muoversi a memoria aiuta parecchio.

Il pomeriggio comincia la mia odissea con la NTT, ovvero la Telecom nipponica.
Ora che siamo d'accordo con la Camera e gli avvocati sto stringendo per essere operativo.
Perciò poche storie, mi serve almeno un telefono.
Compilo quindi il form onlie della NTT East, la divisione locale della NTT, per avere la platinum line.
La sera mi rispondono via e-mail: devo comunicare loro il numero di telefono cui attivare il servizio. Ahia. Qui mi sa che non ci stiamo capendo...